Attenzione al monossido di carbonio: ecco i valori di intossicazione che ti mandano in ospedale

Il monossido di carbonio rappresenta una delle cause più comuni e insidiose di intossicazione domestica, in quanto è un gas incolore e inodore altamente tossico, che si diffonde facilmente negli ambienti chiusi a seguito di una combustione incompleta di combustibili organici. Ogni anno, centinaia di persone finiscono in ospedale per aver inalato questo gas senza accorgersene, spesso con conseguenze gravissime, soprattutto quando l’esposizione avviene per tempi prolungati o a elevate concentrazioni. Riconoscere tempestivamente i valori di intossicazione che richiedono un intervento medico è fondamentale per prevenire danni permanenti e, nei casi più gravi, la morte.

Cos’è il monossido di carbonio e perché è così pericoloso?

Il monossido di carbonio (CO) è prodotto dalla combustione incompleta di sostanze che contengono carbonio, come il legno, il carbone, il gas naturale e i derivati del petrolio. Si accumula facilmente in ambienti poco ventilati, specialmente durante l’uso di stufe, camini, caldaie, scaldabagni o automobili in funzione all’interno di spazi chiusi. La sua capacità di legarsi all’emoglobina, formando la carbossiemoglobina (COHb), lo rende estremamente dannoso: il CO è circa 200-300 volte più affine all’emoglobina rispetto all’ossigeno, impedendo così il normale trasporto dell’ossigeno ai tessuti e provocando una condizione di ipossia sistemica, specialmente nel sistema nervoso centrale e nel miocardio.

Il monossido di carbonio viene fisiologicamente prodotto in quantità trascurabili durante il catabolismo dell’eme, ma è l’esposizione esogena che costituisce il reale pericolo. Una volta inalato, il CO entra rapidamente in circolo e si sostituisce all’ossigeno, privando le cellule dell’ossigenazione necessaria. Il primo organo a risentirne è il cervello, con disturbi neurologici anche gravi se l’intossicazione non è riconosciuta e trattata prontamente.

I valori che definiscono l’intossicazione da monossido di carbonio

La diagnosi di intossicazione da monossido di carbonio si basa principalmente sulla misurazione nel sangue del livello di carbossiemoglobina (COHb) tramite un esame chiamato emogasanalisi (EGA). I valori che determinano la gravità dell’intossicazione e la necessità di recarsi in ospedale variano a seconda di diversi fattori, tra cui il tempo di esposizione, la concentrazione di CO nell’ambiente, la presenza di patologie pregresse e lo stato di salute del soggetto.

  • Nei non fumatori, una concentrazione superiore al 3% di COHb nel sangue è considerata patologica e indica una intossicazione acuta.
  • Nei fumatori, che tendono ad avere COHb basale più elevata per via del tabacco, il cut-off diagnostico sale al 10%.

In caso di avvelenamento lieve si rilevano valori di COHb inferiori al 20%, mentre l’intossicazione moderata si riscontra tra il 20% e il 40%. I casi più gravi, che necessitano immediato ricovero e terapia intensiva, si riscontrano con valori di COHb superiori al 40%, nei quali il paziente può manifestare perdita di coscienza, coma, convulsioni e persino arresto cardiaco. Livelli di COHb oltre il 60% sono associati a una probabilità estremamente alta di morte.

Il quadro clinico: sintomi e gravità

La pericolosità del monossido di carbonio risiede anche nel fatto che i primi sintomi sono spesso aspecifici e possono essere facilmente scambiati per altre patologie di origine infettiva o influenzale:

  • Lieve intossicazione (COHb < 20%): cefalea, nausea, vertigini, vomito, dolore toracico, difficoltà respiratoria.
  • Moderata (COHb 20%-40%): sonnolenza, confusione, respiro difficoltoso, dolore toracico, capogiro, vomito.
  • Grave (COHb > 40%): letargia, incoordinazione motoria, amnesia, instabilità dei segni vitali, perdita di coscienza, coma, convulsioni, morte.

Talvolta, soggetti con patologie cardiache, donne in gravidanza, neonati e bambini possono manifestare sintomi più tempestivamente e in modo più severo, anche a bassi livelli di esposizione. In questi casi, è fondamentale attivare immediatamente i soccorsi per la rapida ospedalizzazione.

I rischi dell’intossicazione cronica

Se la esposizione avviene per un periodo prolungato e a basse concentrazioni, si possono sviluppare sintomi subdoli come stanchezza cronica, depressione, problemi di memoria e disturbi del sonno. Questi quadri, spesso sottovalutati, possono portare a danni neurologici irreversibili se non riconosciuti e trattati con tempestività.

Come intervenire e quali terapie offre l’ospedale

In presenza di sospetto di intossicazione da monossido di carbonio, la prima indicazione è quella di allontanare la vittima dalla fonte di esposizione e di favorire la respirazione all’aria aperta. Tuttavia, quando i valori di COHb superano il 20%, è necessario ricorrere al trattamento medico specialistico in ambiente ospedaliero.

  • Ossigenoterapia normobarica: somministrazione di ossigeno puro al 100%, riduce l’emivita della carbossiemoglobina da 6 ore a 60-90 minuti.
  • Ossigenoterapia iperbarica: con pressioni superiori a quelle atmosferiche, permette di ridurre ulteriormente l’emivita della COHb a soli 20-30 minuti. Questa terapia è indicata in caso di grave intossicazione, sintomi neurologici, gravidanza, pazienti pediatrici e refrattarietà alla terapia normobarica.
  • Monitoraggio intensivo: valutazione dei parametri vitali, sorveglianza neurologica e cardiaca, supporto terapeutico specifico in caso di complicanze.

Il ripristino della normale ossigenazione dei tessuti e la riduzione dei danni sono gli obiettivi terapeutici principali. Nei casi più gravi è fondamentale il trasferimento tempestivo in reparti di terapia intensiva.

Cosa fare in caso di sospetta intossicazione

  • Allontanarsi immediatamente dalla fonte di CO.
  • Chiamare subito i soccorsi (112 / 118).
  • Non ventilare la stanza o tentare di spegnere la fonte se non si è sicuri.
  • In attesa dei soccorsi, favorire la respirazione di aria pura.

La prevenzione resta la strategia più efficace per scongiurare eventi drammatici legati all’assorbimento del monossido di carbonio. È fondamentale dotarsi di rilevatori di CO, mantenere una corretta ventilazione degli ambienti e effettuare manutenzione periodica degli impianti di combustione. Non bisogna mai sottovalutare i sintomi iniziali e intervenire con rapidità rappresenta la chiave per salvare la vita.

Per approfondimenti sulle caratteristiche chimiche, i meccanismi di legame e l’epidemiologia delle intossicazioni è possibile consultare la voce “monossido di carbonio” su Wikipedia.

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